sabato 3 ottobre 2009

Lo scudo fiscale passa grazie a 29 disertori delle opposizioni


Ieri il vergognoso scudo fiscale è diventato legge con soli venti voti di scarto tra maggioranza e opposizioni (270 sì e 250 no).

Ma non sarebbe mai passato se 29 inetti deputati delle opposizioni fossero stati presenti in aula al momento del voto, viste anche le numerose assenze che si sono registrate nella maggioranza (31 deputati nel Pdl e 4 nella Lega).

Quindi grazie a 22 deputati del Pd, 6 dell'Udc e uno dell'Italia dei Valori questo ennesimo scempio di ogni etica e moralità è diventato legge.

La loro decisione di non farsi vedere a Montecitorio merita però una ricompensa, ecco i nomi:

- per l'Idv Aurelio Misiti

- per il Pd Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capodicasa, Enzo Carra, Lucia Coldurelli, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Antonio Gaglioni, Dario Ginefra, Oriano Giovanelli, Gero Grassi, Antonio La Forgia, Linda Lanzillotta, Marianna Madia, Margherita Mastromauro, Giovanna Melandri, Lapo Pistelli, Massimo Pompili, Fabio Porta, Giacomo Portas e Sergio D'Antoni

- per l'Udc Francesco Bosi, Amedeo Ciccanti, Giuseppe Drago, Mauro Libè, Michele Pisacane, Salvatore Ruggeri.

E' bene tenere a mente i nomi di questi 29 pezzi di merda.


Candidati a non governare
di Massimo Giannini - La Repubblica - 3 Ottobre 2009

Adesso scatterà la solita trafila, a metà strada tra il burocratico e il patetico. Una era in missione l'altro era al comizio, l'altro ancora era a letto con l'influenza. Uno aveva la giustificazione, l'altro se l'è dimenticata a casa ma magari la porta domani.

Sta di fatto che i 29 deputati dell'opposizione che ieri erano assenti in aula mentre si votava definitivamente l'ennesima legge-vergogna del centrodestra portano sulle spalle non solo l'indegnità morale che spetta a tutti i "lavoratori" che marcano visita.

Ma anche la responsabilità politica che grava su chi avrebbe potuto far saltare il colpo di spugna concesso agli evasori e agli esportatori di capitali illeciti, mandare in minoranza la maggioranza e aprire una crisi grave dentro il Popolo delle libertà.

Il Pdl, già spaccato di suo, si è presentato a questo appuntamento in ordine sparso, e con assenze ancora più scandalose: ben 56 deputati della maggioranza hanno mancato all'appello.

Un'opposizione seria e strutturata, consapevole di questo, avrebbe fatto una battaglia campale contro questa vergognosa amnistia mascherata. Avrebbe "investito" sui mal di pancia dei diffidenti del partito del premier e dei dissidenti dell'ex partito di Fini.

Avrebbe fatto quadrato con l'Idv e con l'Udc, e avrebbe riempito l'emiciclo fino all'ultimo scranno. Avrebbe dimostrato di essere all'altezza della sfida, anche a prescindere dal risultato finale.

Non è andata così. Ed ora, a babbo morto, è inutile impartire "severe sanzioni" agli assenti. Ed è persino frustrante chiedersi dov'erano i capigruppo, e recriminare su com'erano straordinari, disciplinati e inflessibili i capigruppo del vecchio Pci.

Capiamo tutto, del Pd: gli impegni e le tensioni precongressuali, i soliti veleni tra i leader di ieri, di oggi e di domani. Quello che cominciamo a non capire è come un'opposizione del genere possa candidarsi alla guida dell'Italia nel dopo-Berlusconi. Soprattutto, temiamo che non lo possa capire il Paese.