venerdì 2 ottobre 2009

Un altro NO irlandese al Trattato di Lisbona?

Una serie di articoli sul famigerato Trattato di Lisbona, che una volta in vigore comporterà gravi conseguenze per i cittadini dell'UE, la stragrande maggioranza dei quali non sa assolutamente nulla di cosa prevede.

Ma forse c'è ancora qualche speranza che questo Trattato non vedrà mai la luce.
Nel frattempo incrociamo le dita per un altro NO irlandese al referendum che si tiene oggi, dopo quello svoltosi nel Giugno 2008.


Come faranno gli irlandesi a salvare la civiltà (di nuovo). Dicendo di NO al Trattato di Lisbona (di nuovo)
di Brian M. Carney - http://online.wsj.com - 10 Settembre 2009
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Giovanni Piccirillo

Nel giro di tre settimane L’Irlanda terrà nelle sue mani, per un momento, il futuro dell’ Europa. Attraverso una stranezza della costituzione irlandese, il 2 Ottobre la Repubblica d’Irlanda sarà l’unica nazione a pronunciarsi per la seconda volta su un trattato che punta a rinnovare il funzionamento dell’Unione Europea con il suo mezzo miliardo di abitanti, attraverso un referendum popolare. Il Trattato di Lisbona, quindi, rimarrà in piedi oppure cadrà, a seconda della volontà di un milione e mezzo di irlandesi.

Visto dalla prospettiva di Bruxelles, ciò è gravemente ingiusto – un aborto di democrazia travestito da democrazia. Gli irlandesi hanno tra l’altro ostacolato i piani degli inquilini dell’ European Quarter di Bruxelles già in precedenti occasioni, la più recente delle quali è stata quando hanno votato contro il trattato di Lisbona lo scorso anno.

Allora, l’establishment di Bruxelles diede la colpa della sconfitta sopratutto ad un uomo. Il suo nome è Declan Ganley. Egli è stato una delle forze portanti dietro la campagna per il No la volta scorsa, e adesso è tornato alla carica. Il nostro corrispondente ha recentemente avuto una chiacchierata con lui per capire per cosa stia combattendo precisamente, mettendosi di nuovo a capo della campagna per il No e dichiarando di voler costringere l’Unione Europea a cambiare percorso.

Inizio con dire a Mr. Ganley che, vista da Bruxelles, tutta questa storia del referendum popolare appare profondamente ingiusta. Perchè mai un milione e mezzo di elettori irlandesi devono avere la possibilità di porre una battuta d’arresto al progresso di 500 milioni di cittadini europei? “Io guarderei alla questione in maniera completamente diversa”, risponde.

“Ciò che è profondamente anti-democratico è il calpestare la democrazia stessa... Il popolo irlandese ha già avuto la possibilità di votare sul Trattato di Lisbona, e il suo responso è stato No. Il No ha avuto in effetti una percentuale più alta di quanta non ne abbia avuta Obama negli Stati Uniti d’America: eppure nessuno si è sognato di chiedergli di indire nuove elezioni il mese successivo. Eppure a noi – dopo solo 15 mesi ci è stato chiesto di votare di nuovo, e sullo stesso Trattato”. Batte le dita sul tavolo per enfatizzare queste parole: “Non una virgola è stata cambiata di quel documento”.

Ma l’offesa alla democrazia è più grave, secondo Ganley, che non il semplice chiedere agli irlandesi di votare due volte – quello è stato già fatto con il Trattato di Nizza nel 2002. In questo caso, non sono solo le prerogative democratiche irlandesi ad essere violate, ma anche quelle olandesi e francesi, per citarne due.

Nel 2005, sia la Francia che l’Olanda hanno rifiutato la proposta di Costituzione Europea con due rispettivi referendum. Quello di Lisbona, sostiene Gantley, “è lo stesso Trattato”. Quali sono le prove delle sue affermazioni?. “Bene, prima di tutto, sono gli stessi redattori del documento a sostenerlo. Come ad esempio Giscard d’Estaing (ex Presidente della Repubblica Francese nda). Egli lo ha chiamato 'lo stesso documento in un diverso involucro'. Ed essendo lui stato il presidente dell’Assemblea Costituente, credo ne debba sapere qualcosa”.

Ma c’è di più . “Sul Trattato di Lisbona, egli ha anche dichiarato che la pubblica opinione sarà portata a subire, senza saperlo, delle politiche che nessuno oggi si sognerebbe di proporre pubblicamente. Tutte le precedenti proposte per la nuova Costituzione sono state inserite nel testo del Trattato di Lisbona, ma saranno nascoste o mascherate in qualche modo. Questo è ciò che ha detto Giscard d’Estaing, ed ha completamente ragione. Non c’è alcuna legge che si poteva fare con la Costituzione Europea e che invece non si può fare con il Trattato di Lisbona. Nessuna.”

Così, nel tentativo di far passare con la forza il Trattato di Lisbona, l’Unione Europea sta anche di fatto nullificando la scelta democratica dell’elettorato francese e olandese. “Milioni di persone in Francia, cioè la maggioranza, ha votato no a questa Costituzione Europea. In Olanda, milioni di persone hanno fatto esattamente la stessa cosa. Quando agli irlandesi è stata fatta la stessa domanda, anche loro hanno risposto No. Tutte e tre le volte che questo documento è stato presentato direttamente all’elettorato è stato sempre bocciato dai cittadini.”

Dal punto di vista di Ganley l’Irlanda è lungi dall’essere nella posizione di contrastare la volontà di centinaia di milioni di concittadini europei, ed ha anzi il dovere di rappresentare i risultati di quelle precedenti consultazioni. Approvare il Trattato sarebbe un tradimento nei confronti dei cittadini europei, in Francia e in Olanda – per non citare i milioni di altri che non hanno mai avuto la possibilità di votare nè sulla Costituzione nè sul Trattato di Lisbona.

Ganley parla con un tono di voce pacato anche quando, come in questa occasione, lancia delle vere e proprie bordate. “Perchè”, chiede, “quando i francesi hanno votato No, gli olandesi hanno votato No e gli irlandesi hanno votato no, continuano a propinarci la stessa ricetta? Qui non c’è da grattarsi la testa e con fare intellettuale chiedersi vagamente se c’è qualche oscura minaccia alla democrazia”. Aggiunge, senza alzare la voce: “questo è un chiaro disprezzo per la democrazia. É un atto anti-democratico allo stato puro... è una presa di posizione talmente audace da apparire inverosimile”.

La natura della presa di posizione alla quale si riferisce Ganley merita qualche considerazione. Cosa esattamente non va nel Trattato di Lisbona? “Questo trattato è un prodotto di una serie di principi e di modi di governare l’Unione Europa che chiaramente non mostrano alcuna volontà o intenti democratici”, sostiene Ganley. “Potresti sentire discutere pacatamente, a tavola in alcuni quartieri di Bruxelles e altrove, del fatto che stiamo entrando in questa era post-democratica, che la democrazia non è un meccanismo perfetto o uno strumento adatto ad avere a che fare con le sfide globali eccetera eccetera eccetera. Questa idea dell’avvento di una forma di post-democrazia è pericolosa, è sconsiderata. E’ ingenua.”
“Il Trattato di Lisbona, come già avvenne con la Costituzione Europea, mette in pratica l’idea di post-democrazia con una serie di provvedimenti concreti. Quello che colpisce maggiormente è l’articolo 48, più conosciuto con il suo nomignolo francese, la clausola passerelle. Essa sancisce che attraverso i dovuti accordi intergovernamentali, senza bisogno di chiedere il parere dei cittadini e in qualunque momento, si possono dare alle istituzioni europee maggiori poteri, nonchè apportare variazioni allo stesso documento del Trattato”, spiega Ganley. “Una volta approvata tale clausola, pensi che vorranno ancora consultare l’elettorato? Certo che no”. Se gli irlandesi voteranno si, in altre parole, il 2 Ottobre segnerà la data dell’ultima consultazione elettorale indetta per dire la propria sull’ UE. L’Irlanda avrà, a tutti gli effetti, dato via le ultime vestigia della democrazia diretta europea, non solo per se stessa, ma per l’intero continente.

La clausola passerelle non è la sola prova che il Trattato nasce da un modo di vedere post-democratico. “Un’altra cosa che produce il Trattato”, continua Ganley, “è la creazione di un suo proprio Presidente – il Presidente del Consiglio Europeo, chiamato più comunemente Presidente del’Unione Europea. “Questo Presidente”, fa notare Ganley, “rappresenterà l’Unione Europea a livello mondiale. Lui sarà una delle due persone che Henry Kissinger potrebbe telefonare, in risposta alla sua famosa domanda: “quando voglio parlare all’Europa, chi chiamo?” Ora avrebbe un numero di telefono, una voce che parla per l’Europa intera, perchè quella voce avrà la rappresentanza legale di 500 milioni di persone. L’altro personaggio che parlerebbe a nome dell’Europa è quello che si chiama un pò pomposamente l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza, che sarebbe il Ministro degli Esteri dell’Unione Europea.

Per Ganley ciò va bene, ma c’è precisa: “si presume che loro parleranno per me, in quanto io sono un cittadino”, dice. “Ma io non vado a votare per questa gente. Quindi, chi gli dà il mandato, se non io, come cittadino, o te? Ah ecco: uno che non ha nulla a che fare con il nostro mandato popolare seleziona questi “rappresentanti” scegliendo nella sua stessa cerchia. Non avranno mai il problema di disputare pubblicamente le proprie idee. Non mi viene data nessuna scelta sul se voglio Tizio o Caio. Non sono rappresentato ma presentato dal mio presidente.

L’eventuale vittoria del Si in Irlanda significherebbe che la futura espansione dei poteri dell’Unione Europea non sarà mai più rimessa al voto popolare, e sopratutto che gli europei non avranno mai la possibilità di eleggere i propri più alti rappresentanti”.

E’ facile capire perchè Ganley non sia per niente benvisto a Bruxelles. Eppure, egli giura: “Io sono un convinto europeista. Non sono un euroscettico, in alcuna maniera o forma. Anzi credo che l’unico modo per andare avanti per l’Europa sia quello di rimanere unita”. Ma ha tuttavia paura che l’Europa, così come è costituita oggi, stia preparandosi verso la caduta. “Sono certo di una cosa”, dice. “Se il progetto europeo non sarà basato su solide fondamenta democratiche e responsabili, nonchè trasparenti nel suo governo, è un progetto che inevitabilmente fallirà. Ed è un progetto troppo prezioso per lasciarlo fallire, è costato così tanto in termini di sangue e ricchezze nazionali, che bisogna a tutti i costi evitare di creare le condizioni affinchè esso fallisca”.

L’intera dinamica politica all’interno dell’Unione Europea, sostiene Ganley, è superata. “Parlare solamente di euroscettici ed europeisti non fa altro che l’interesse dei mandarini a Bruxelles, in quanto non ammette l’esistenza di una opposizione leale o di un dissenso costruttivo”. Ma un’opposizione leale è proprio ciò che Ganley ha in mente di creare. “Ciò che io dico fin dall’inizo della campagna sul Trattato di Lisbona manda in tilt queste persone a Bruxelles”. “Semplicemente non riescono a processare questi concetti, in quanto non riescono a farmi rientrare nella definizione di "euroscettico". “La loro mentalità”, continua, “è quella di amico-nemico, eppure io” e, puntando il sito verso se stesso “sono un amico, anzi un vero amico, perchè ti sto dicendo la verità. Ti sto dicendo che abbiamo un problema e che dobbiamo risolverlo”.

Poi aggiunge, riferendosi all’ establishment europeista di Bruxelles: “ho delle novità per loro. Questo piccolo cittadino europeo, insieme a milioni di altri in Francia, in Olanda e in Irlanda, gli ha detto qualcosa di molto chiaro. Ora loro possono ignorarlo e andare avanti per la propria strada, oppure ascoltare la gente, coinvolgerla, e continuare con loro”.

Invece di un immenso Trattato quasi illegibile che rimarrà a prendere polvere nei palazzi di Bruxelles, Ganley vorrebbe vedere un documento leggibile di 25 pagine, che preveda l’elezione diretta del Presidente dell’ Unione Europea, nonchè maggiore trasparenza nel processo decisionale e una voce più forte per i cittadini europei. “Dobbiamo chiedere di più ai cittadini”, sostiene, ma allo stesso modo “dobbiamo dare fiducia ai cittadini. Loro parlano di questo deficit democratico. Ma la lacuna più importante in questo momento in Europa è il deficit di fiducia, e la maggiore perdita di fiducia è stata tra quelli che governano e i cittadini, non il contrario. Cosa disse Bertolt Brecht? Che “il popolo ha perso la fiducia del proprio governo”? Questa è l’identica mentalità.

Inoltre, nonostante tutti questi discorsi sulla democrazia e sui principi, i cittadini irlandesi hanno anche i loro problemi a casa da considerare. C’è stato molto dibattito sulla possibilità che la vittoria del No potrebbe danneggiare l’economia irlandese. E un buon numero di grosse multinazionali operanti in Irlanda hanno esplicitamente chiesto di ratificare il Trattato. Davvero Ganley sta mettendo a rischio l’economia del suo paese facendo campagna per il No?

Egli nega ciò con enfasi. “Gli unici ad essere a rischio per il Trattato di Lisbona sono le elites di Bruxelles”, risponde. “La scorsa volta qualcuno disse che se avessimo votato No saremmo diventati lo zimbello dell’Europa, e invece a diventare lo zimbello d’Europa sono state proprio le elites di Bruxelles. Questo è ciò che ho visto nelle settimane seguenti il rifiuto irlandese del Trattato di Lisbona”.

Continua : “Le uniche persone che rischiamo di infastidire sono un gruppetto di burocrati non eletti e ciò che io chiamo la tirannia della mediocrità che abbiamo oggi in Europa”. C’è di più, continua Ganley: “durante la storia gli irlandesi non hanno mai avuto paura di fare domande scomode e di ribellarsi per la propria libertà e la giustizia, contro oppositori molto più potenti. Sembra addirittura che provino piacere nella ribellione”

Era più facile provarne piacere, tuttavia, quando l’Irlanda stava ancora godendo di un boom economico di proporzioni storiche. E’ possibile che stavolta gli irlandesi decideranno che è meno rischioso tenere la testa bassa e lasciarsi trasportare? Dal punto di vista di Ganley, ciò sarebbe equivalente ad arrendersi. Se l’Irlanda voterà Si, sostiene, “non avremo nulla in cambio eccetto che una pacca sulla spalla da qualche mandarino e qualche elogio sul nostro essere buoni europei.

Ma davvero agiamo da buoni europei se diciamo Si a questo Trattato? Ganley è convinto del contrario. “Se questa domanda fosse chiesta ai cittadini europei, se vogliono questa costituzione, sappiamo con certezza che voterebbero No in massa”. “Eppure siamo quasi letteralmente presi in ostaggio, con un’arma puntata alla testa, da qualcuno che ci dice : se non firmi questo documento, succederanno delle cose spiacevoli. Ma ciò che ci stanno chiedendo è niente di meno che svendere il resto dei cittadini europei”.

L’intero progetto europeo – quello che lui sostiene e promuove – “deve essere basato sui cittadini”, dichiara Ganley. “Deve partire dal basso, e l’Unione Europea al momento è invece calata dall’alto: non ha l’appoggio della massa dei cittadini, non ha il loro coinvolgimento. Non sanno nemmeno cosa sta succedendo. Conduce i suoi affari letteralmente a porte chiuse, e ciò deve finire e deve finire adesso”. Se Ganley ha ragione, finirà fra tre settimane, in un piccolo paese chiamato Irlanda, nella periferia occidentale dell’Europa.


Il Trattato di Lisbona. Altro che il Cavaliere
di Paolo Barnard - www.paolobarnard.info - 25 Settembre 2009

E così, mentre tutti guardano da quella parte, da quell’altra accade il nostro destino, ma non c’è nessuno a osservare. Accade per esempio il Trattato di Lisbona, il quale, come tutte le cose che ridisegnano la Storia, che decidono della nostra esistenza, che consegnano a poteri immensi immense fette del nostro futuro, non è al centro di nulla, passa nel silenzio, non trova prime pagine o clamori di alcun tipo, nel Sistema come nell’Antisistema.

Pensate: stiamo tutti per diventare cittadini di un enorme Paese che non è l’Italia, governati da gente non direttamente eletta da noi, sotto leggi pensate da misteriosi burocrati a noi sconosciuti, secondo principi sociali, politici ed economici che non abbiamo scelto, e veniamo privati nella sostanza di tutto ciò che conoscevamo come patria, parlamento, nazionalità, autodeterminazione, e molto altro ancora.

E’ il Trattato di Lisbona, vi sta accadendo sotto al naso, qualcuno vi ha detto nulla? Ribadisco: fra poco Montecitorio potrebbe essere un palazzo dove qualche centinaio di burocrati dimenticati si aggirano fingendo di contare ancora qualcosina; fra poco la Costituzione italiana potrebbe essere un poemetto che viene ricordato agli alunni delle scuole come un pezzo di una vecchia storia; fra poco una maggioranza politica che non sa neppure cosa significa la parola calzino potrebbe trovarsi a decidere come noi italiani ci curiamo, se avremo le pensioni, cosa insegneremo a scuola, come invecchieremo, o se dobbiamo entrare in guerra, e così per tutto il resto della nostra vita. Altro che Cavaliere, altro che Brunetta o Emilio Fede.

Bene, vado per gradi. Nel primo, vi fornisco un breve riassunto delle puntate precedenti; nel secondo vi spiego il Trattato di Lisbona in sintesi; nel terzo l’approfondimento per chi lo desidera.

LE PUNTATE PRECEDENTI

L’Italia è parte dell’Unione Europea (UE), che è la versione moderna di un vecchio accordo fra Stati europei iniziato nel 1957 col Trattato di Roma, il quale partorì la Comunità Economica Europea (CEE), divenuta nel 1967 la Comunità Europea (CE). Si trattava di una unione prettamente commerciale, non politica, ma presto lo divenne: nel 1979 eleggemmo infatti il primo Parlamento Europeo, e fu lì che prese piede l’idea che questa vecchia Europa poteva dopo tutto diventare qualcosa di simile agli Stati Uniti (sempre per fini soprattutto economici). Nel 1993 nacque l’Unione Europea col Trattato di Maastricht, che sancì una serie di riforme eclatanti, fra cui dal 1 gennaio 2002 quella dell’Euro come moneta comune ai suoi membri.

Nel 1957 erano sei le nazioni disposte a legarsi fra loro, oggi siamo in 27 membri nella UE, tutti Stati sovrani che sempre più agiscono secondo regole e principi comuni. Infatti, l’Unione Europea si è dotata già da anni di una sorta di proprio governo sovranazionale (che sta sopra ai governi dei singoli Stati dell’unione), chiamato Commissione Europea e Consiglio dei Ministri, di un Parlamento come si è già detto, e di un organo giudiziario che risponde al nome di Corte di Giustizia Europea. La UE ha persino una presidenza, che viene assegnata a rotazione agli Stati membri, e che si chiama Consiglio Europeo.

Quindi: questo agglomerato di nazioni che da secoli forma l’Europa, si è lentamente trasformato in una unione che ha già un suo presidente, un suo governo, un suo parlamento e un suo sistema giudiziario. Cioè, quasi uno Stato in tutta regola. Fin qui tutto fila, poiché comunque ogni singolo Paese come l’Italia o la Germania o l’Olanda ecc. ha finora mantenuto la piena sovranità, e i suoi cittadini sono rimasti italiani, tedeschi, olandesi, gente cioè del tutto propria ma che ha accettato sempre più una serie di regole comuni nel nome dell’essere europei uniti e moderni.

Ma a qualcuno non bastava. Nelle elite politiche del Vecchio Continente sobbolliva sempre quell’idea secondo cui questa Europa degli Stati sovrani poteva, anzi, doveva diventare gli Stati Uniti d’Europa, ovvero un blocco cementato di popoli sotto un’unica bandiera, leggi comuni, governo comune e soprattutto un’economia comune. Una potenza mondiale. Ma la litigiosità che ci ha sempre caratterizzato come singoli Paesi, l’individualismo nazionalista, e l’attaccamento ciascuno alle proprie regole e tradizioni, erano l’ostacolo fra gli ostacoli. Infatti l’evidenza dell’andamento dell’Unione suggeriva che pur essendoci adeguati a una ridda di leggi europee, regolamenti e sentenze, ancora ciascuna nazione era ben salda negli interessi di casa propria, e in quel modo gli Stati Uniti d’Europa erano impossibili da realizzare. Occorreva qualcosa di unificante, di potente, più potente degli Stati e dei loro capricci. Cosa? Una Costituzione europea in piena regola, con tutto il potere proprio di una Costituzione.

Ed ecco che quei signori importanti che fanno politica fra Strasburgo, Bruxelles e il Lussemburgo si riunirono nel 2001 nell’anonima cittadina belga di Laeken, e decisero: scriveremo una Costituzione per tutte le genti d’Europa. Fu fatto, sotto la supervisione dell’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing e con la figura in evidenza del nostro Giuliano Amato.

Ma quei burocrati in doppiopetto fecero un ‘errore’: furono aperti e democratici, cioè permisero alle genti d’Europa di conoscere i contenuti della nuova Carta. Nel 2005, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per le Tv del Cavaliere, i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione in due referendum, accusando i burocrati europei di aver redatto un testo scandalosamente ignorante dei temi sociali e altrettanto parziale a favore dei grandi interessi economici. In altre parole: con quella Costituzione, gli Stati Uniti d’Europa sarebbero diventati il parco giochi dei falchi miliardari e terra dolente per le persone comuni, per me e per voi e per i vostri figli.

Fu uno shock per i doppiopetti blu, e soprattutto per i loro sponsor nelle corporate rooms d’Europa. Ricacciati nelle loro Mercedes blindate a suon di voti franco-olandesi, essi decisero la momentanea ritirata, ma non la resa. Infatti, la mattina del 13 dicembre 2007, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per la scelta fra PD o Beppe Grillo, ventisette capi di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero: ci si riprova, ma stavolta col cavolo che permetteremo ai cittadini di esprimere un parere. Nacque così il Trattato di Lisbona, scritto in segreto, firmato in segreto, segreto nei contenuti che sono praticamente impossibili da leggere, e segretamente persino peggiore della defunta Costituzione.

Nel Trattato è sancito il nostro futuro con mutamenti così sconvolgenti da lasciare a bocca spalancata. La mia e la vostra vita, quella dei vostri figli, viene destinata lungo corsie d’acciaio che se definitivamente ratificate saranno quasi impossibili da mutare. Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di persone? Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno chiesto? Abbiamo voce in capitolo? No, nessuno ce lo ha chiesto e voi non ne sapete nulla.

IL TRATTATO DI LISBONA IN SINTESI

E’ un impianto di regole europee raccolte in un Trattato che non è così come ce lo immagineremmo (un unico testo), ma è formato da migliaia di emendamenti a centinaia di regole già in essere per un totale di 2800 pagine. E’ stato fatto in quel modo con intento truffaldino e anti democratico, come spiego fra poco. Se ratificato da tutti gli Stati, esso diventerà di fatto una Costituzione che formerà la struttura per la nascita di un super Stato d’Europa, come gli Stati Uniti d’America, con una Presidenza, con un governo centrale, un Parlamento, un sistema giudiziario. Questo super Stato diventerà più forte e vincolante di qualsiasi odierna nazione europea.

Tutti noi europei diverremo cittadini di quello Stato e soggetti più alle sue leggi che a quelle dei Parlamenti nazionali, pur mantenendo la cittadinanza presente (italiana, tedesca ecc.). Infatti le leggi fatte da questo super Stato d’Europa saranno vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e saranno persino più forti della nostra Costituzione. Ma al contrario degli Stati Uniti, tali leggi verranno scritte da burocrati che noi non eleggiamo (es. Commissione Europea), mentre l’attuale Parlamento Europeo, dove risiedono i nostri veri rappresentanti da noi votati, non potrà proporre le leggi, né adottarle o bocciarle da solo. Potrà solo contestarle ma con procedure talmente complesse da renderlo di fatto secondario.

Il Trattato di Lisbona infatti offrirà poteri enormi a istituzioni che nessun cittadino elegge direttamente (Consiglio Europeo che sarà la presidenza - Commissione Europea e Consiglio dei Ministri che sarà l’esecutivo - Corte di Giustizia Europea, che sarà il sistema giudiziario), le quali avranno persino la facoltà di far entrare in guerra l’Europa senza il voto dell’ONU. I poteri di cui si parla avranno principi ispiratori pericolosamente sbilanciati a favore del business, con poca attenzione per i bisogni sociali dei cittadini.

Tutto il cosiddetto Capitolo Sociale del Trattato di Lisbona (lavoro, salute, scioperi, tutele, leggi sociali, impiego…) è miserrimo, con gravi limitazioni e omissioni, mentre sono sanciti con forza i principi del Libero Mercato pro mondo degli affari. Dovete ricordare mentre leggete queste righe, che stiamo parlando di un Trattato che potrebbe molto presto ribaltare la vostra vita come nulla da 60 anni a questa parte: nuovo Stato, nuova cittadinanza, nuove leggi, nuovi indirizzi di vita nella quotidianità anche più banale, sicuramente meno democrazia, e nessuno che ci abbia interpellati.

Come sarà questa nuova esistenza? Migliore, o un salto indietro nella qualità di vita? Saremo più liberi o più schiavi degli interessi delle elite di potere? Anche nel Capitolo Giustizia il Trattato pone seri problemi. Ci sarà un organo superpotente, la Corte di Giustizia Europea, che emetterà sentenze vincolanti sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci regolano; la Corte sarà superiore in potere alla nostra Cassazione, al nostro Ministero di Giustizia, ma di nuovo sarà condotta da giudici nominati da burocrati che nessuno di noi ha scelto. Come interpreteranno i nostri diritti di uomini e di donne? Ci hanno interpellati?

Ed è qui il punto. Un Trattato col potere di ribaltare tutta la nostra vita di comunità di cittadini, viene scritto in modo da essere illeggibile ed è stato già ratificato (manca solo la firma dell’Irlanda, che terrà un referendum il 2 ottobre) dai nostri governi completamente di nascosto da noi, e volutamente di nascosto.

Questo poiché una versione simile di questo Trattato (la Costituzione Europea) e con simili scopi fu bocciato da Francia e Olanda nel 2005, proprio perché scandalosamente sbilanciato a favore delle lobby di potere europee e negligente verso i cittadini. Scottati da quell’umiliante esperienza, i pochi politici europei che contano (il 90% non ne sa nulla e firma senza capirci nulla) hanno architettato una riedizione di quelle Costituzione bocciata chiamandola Trattato di Lisbona, e la stanno facendo passare in segreto dietro le nostre spalle.

Il Trattato di Lisbona contiene anche clausole di valore, che come ogni altra sua regola sarebbero vincolanti su tutti gli Stati, dunque anche su questa arretrata e cialtrona Italia, e limitatamente a ciò per noi non sarebbe un male. Tuttavia, la mole dei cambiamenti cruciali che porterebbe è tale e di tale potenza per la nostra vita di tutti i giorni e per i nostri diritti vitali, da obbligare chi vi scrive a lanciare un allarme: il Trattato di Lisbona va divulgato alle persone d’Europa e da queste giudicato con i referendum. Pena la possibilità di un futuro molto, ma molto più gramo di quello che qualsiasi Cavaliere potrà mai regalarci.

L’APPROFONDIMENTO

Cosa è.

Il Trattato di Lisbona (di seguito chiamato il Trattato) non è una Costituzione europea, ma ne mantiene esattamente tutti i poteri. Esso non è neppure un trattato in sé, visto che nella realtà si tratta di una colossale mole di modifiche apportate ai due trattati fondamentali della UE, che sono: il Trattato dell’Unione Europea (TEU) e il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU). Ad essi viene aggiunto il Trattato di Nizza del 2003. Ogni singolo articolo del Trattato, inclusi gli annessi e i protocolli, assume una forza enorme, spessissimo sovranazionale, cioè più potente di qualsiasi legge nazionale degli Stati membri della UE.

L’astuzia e l’inganno.

L’intera opera è stata architettata in modo da essere incomprensibile e letteralmente illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri politici. In totale si sta parlando di 329 pagine di diversi e disconnessi emendamenti apportati a 17 concordati e che vanno inseriti nel posto giusto all’interno di 2800 pagine di leggi europee. Questo labirinto non è accidentale. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”.

Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12 luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)… Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo (rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)”. (fonte: EuObserver.com).

Il sigillo a questo tradimento dei principi democratici fu messo dallo stesso Valéry Giscard D’Estaing in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla stampa europea: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”. I capi di Stato erano concordi questa volta: no al parere degli elettori, no ai referendum.

In Italia, il Parlamento ha ratificato il Trattato l’8 agosto del 2008 (già la data la dice lunga), senza alcun pubblico dibattito, senza prime serate televisive, e senza che fosse letto dai parlamentari votanti. Nel resto d’Europa le cose non sono andate meglio, data la natura semi clandestina del Trattato e la specificata intenzione di nasconderlo agli elettori. Ma in Irlanda è successo qualcosa di particolare. Lo scomparso politico Raymond Crotty denunciò la procedura presso la Corte Suprema del Paese, ed ottenne modifiche tali da imporre all’odierno premier Brian Cowen un referendum popolare finale sul Trattato (uno già ci fu nel 2008), che si terrà il 2 ottobre di quest’anno. Si tenga presente che un no irlandese affonderebbe anche questa impresa.

Preciso, ma poi continuo.

Una precisazione è di dovere a questo punto. Ciò che è sotto accusa non è il processo di armonizzazione dei popoli europei, né la possibilità di fonderci in un grande Paese federale europeo alla stregua degli Stati Uniti, né il fatto di avere una Costituzione e leggi comuni in sé. Anzi, per una nazione di cittadini cialtroni e incivilizzabili come l’Italia, il ‘bastone e la carota’ dell’Unione potrebbero essere l’unica speranza di rimanere all’interno del circolo dei Paesi evoluti, e di non sprofondare del tutto nei Bantustan del mondo cui oggi apparteniamo (non per colpa di Berlusconi, ma nostra).

Ciò che invece è gravissimo, è rappresentato dal fatto che un cambiamento di portata storica come sarebbe la nascita degli Stati Uniti d’Europa e la perdita del 90% della nostra autodeterminazione come popoli singoli, sta avvenendo secondo principi politici, economici e sociali che nessuno di noi conosce, che nessuno di noi ha discusso o votato. E un’analisi attenta del Trattato ci dice che quei principi sono pericolosamente contrari ai nostri interessi di persone comuni. Ci stanno riscrivendo la vita, nientemeno, e ci potremmo svegliare fra pochi mesi in un mondo che non abbiamo scelto e che ci potrebbe costare lacrime e sangue. Senza ritorno. Altro che “regime dello psiconano”.

Il potere al super Stato, e gli Stati odierni esautorati.

Il Trattato crea le basi legali per la nascita di un grande Stato unico europeo con poteri sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27). Questi poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà perduta. Il Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa, dove essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri (Art. 8c, TEU).

Nel Consiglio Europeo, che sarà la sede della presidenza del nuovo super Stato, i partecipanti di ciascuna nazione dovranno rappresentare l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri presso l’Unione come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super Stato d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia Europea sarà il sistema giudiziario.

Nel capitolo immigrazione le cose staranno così: la nuova Unione avrà frontiere esterne comuni, e deciderà a maggioranza chi potrà entrare e risiedere nei nostri territori, mentre i singoli governi perderanno il potere di decidere su ciò. Di nuovo, nessuno di noi cittadini potrà influenzare i criteri di quelle politiche, che potranno essere troppo permissive oppure disumane.

Si comprende già da questi primi aspetti del Trattato in quale misura drastica i poteri che oggi appartengono ai governi e ai Parlamenti che eleggiamo saranno trasferiti al nuovo super Stato europeo. Non è eccessivo dichiarare che siamo sulla strada per rendere Montecitorio e Palazzo Madama delle marginali rappresentanze di facciata. Le uniche aree dove ancora i Paesi europei manterrebbero autonomia decisionale sono la politica estera comune e la sicurezza. L’europarlamentare danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo un singolo esempio di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal Trattato di Lisbona”.

Dunque, super leggi vincolanti. Ma chi le farà?

Sarebbe naturale pensare che nei nuovi Stati Uniti d’Europa, verso i quali il Trattato ci spinge, saranno i rappresentanti eletti dal popolo a fare le leggi, come ovvio. Invece no. Il potere legislativo del nuovo super Stato, come accade già oggi nella meno vincolante UE, sarà ad esclusivo appannaggio di 1) La Commissione Europea che proporrà le leggi, ma che non è direttamente eletta da noi, 2) Il Consiglio dei Ministri che voterà le leggi, neppure esso direttamente eletto dai cittadini. Tenete presente che il ruolo del Consiglio è quasi un proforma, poiché funge praticamente da timbro alle leggi proposte dalla Commissione, visto che solo il 15% di esse viene discusso dai Ministri, e questo non cambierà col Trattato. Insomma, la Commissione Europea non direttamente eletta diverrà potentissima. Tutto ciò è grave.

Il Trattato, inoltre, darà alla Commissione un elevato potere di legiferare per decreto, e le sue decisioni saranno persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi membri. E così le leggi che potrebbero condizionale tutta la nostra vita futura saranno pensate da circa 3000 gruppi di lavoro della Commissione composti da oscuri burocrati che, ribadisco, nessuno ha eletto. Inoltre, questa istituzione non avrà più un Commissario per ogni Stato membro, ma solo due terzi dei Paesi saranno rappresentati a ogni mandato, per cui potrà accadere che una legge sovranazionale e vincolante cancellerà di fatto una legge italiana senza che neppure un italiano l’abbia discussa o pensata.

E allora il Parlamento Europeo? Il Parlamento Europeo non ha e non avrà alcun potere di proporre le leggi né di adottarle o di bocciarle da solo, non potrà votare sul PIL dell’Unione né sulle tasse, e sarà escluso del tutto dal deliberare su 21 settori essenziali su un totale di 90, anche se la sua sfera di competenza è stata estesa ad un numero maggiore di aree. Ciò che ho appena affermato sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti, il Trattato da una parte taglia le gambe al Parlamento (i 21 settori da cui viene escluso), e dall’altra gli dà un contentino (ampliamento aree di competenza), che contentino è visto che nel secondo caso i parlamentari potranno solo decidere ‘assieme’ al Consiglio dei Ministri, dunque non da soli come accade in tutte le democrazie del mondo. Oltre tutto, se anche i nostri eletti rappresentanti in Europa si impuntassero per contestare le leggi della Commissione, avrebbero una vita durissima.

Il Trattato stabilisce in quel caso che: se i parlamentari vogliono contestare una legge proposta dalla Commissione dovranno ottenere una maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri (cioè il 55% degli Stati) o una maggioranza assoluta di tutti i deputati europei. Si avrebbe così il paradosso di politici regolarmente eletti che devono sgobbare per contestare le decisioni di un ‘governo’ che nessuno ha eletto. Già oggi la Commissione si può permettere di snobbare persino i parlamenti nazionali degli Stati membri, come dimostra il fatto che fra il settembre 2006 e il settembre 2007 questi ultimi avevano spedito a Bruxelles ben 152 bocciature di leggi proposte dalla Commissione, col risultato di essere ignorati nel 100% di casi.

Un’ultima stortura insita nell’impianto legislativo europeo si chiama Principio di Sussidiarietà. Stabilisce che nel caso di non chiarezza su chi deve fare che cosa fra l’UE e gli Stati membri, il diritto di agire ricade su chi garantisce la maggiore efficienza. Ma che significa? E chi stabilisce che cosa sia efficiente per noi persone? Ve l’hanno mai chiesto? Ce lo chiederanno?

Il quadro che emerge dal progetto del Trattato vede in primo piano il macroscopico e sproporzionato potere della Commissione Europea, che, bisogna ricordarlo ancora, nessuno di noi elegge. Pensate che occorrerà un terzo dei Parlamenti nazionali europei per, non dico bloccare le proposte della Commissione, ma per ottenere che essa le riconsideri, senza alcun obbligo di altro. Nel frattempo, i Parlamenti nazionali perderanno ben 68 poteri di veto in Europa. Una esautorazione immensa, che, a prescindere dai meriti, nessuno di noi cittadini ha votato e approvato.

Cittadini… di che?

Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti gli effetti, con però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri di questa nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in capitolo, come al solito.

In campo internazionale.

Il Trattato creerà uno Stato superiore agli Stati membri esattamente come gli Stati Uniti sono superiori ai singoli Stati americani. Esso avrà il potere di firmare accordi internazionali con altri Paesi del mondo, e questi accordi saranno vincolanti su ogni Paese membro anche se i suoi parlamentari sono contrari, e avranno precedenza sulle sue leggi. Avrà il potere di entrare in guerra come Europa e senza l’autorizzazione dell’ONU, lasciando ai singoli Stati il solo potere di “astenersi costruttivamente” (che significa poi collaborazionismo), e imporrà inoltre agli Stati membri un aumento delle spese militari. Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA, ma potrà rappresentarci nei rapporti con Paesi cruciali come l’America, la Russia o la Cina, che non dialogheranno più con i nostri attuali governi su una serie di importanti affari internazionali.

I padroni del vapore.

Uno dei motivi per cui i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione europea nel 2005, fu che essa magnificava i diritti del business lasciando le briciole ai diritti dei cittadini. Quella Carta fu infatti definita “socialmente frigida”.

Il Trattato di Lisbona non altera in alcun modo questo stato di cose, ed è grave. Il problema, gridarono allora i detrattori della Costituzione, era che essa sanciva con forza il principio economico della “libera concorrenza senza distorsioni”, un principi che all’orecchio del profano può anche suonare giusto, ma che nel gergo delle stanza dei bottoni di tutto il mondo significa: privatizzazioni piratesche (ovvero svendite a poche lire ai privati) di tutto ciò che fu edificato con le nostre tasse, speculazioni selvagge nel commercio, precarizzazione galoppante del lavoro e dei diritti di chi lavora, tagli elefantiaci alle nostre tutele sociali e poi… ipocrisia sfacciata, con la notoria regola del ‘capitalismo per i poveri e socialismo per i ricchi’.

Cioè: meno salvagenti sociali alla popolazione, ma poi ampi salvataggi di Stato quando è il business a finire nei guai. Infine, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ applicata al commercio europeo significa nessuna tutela di Stato nei Paesi svantaggiati ma sovvenzioni statali miliardarie per le economie opulente dei Paesi ricchi.

Quindi, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ sarà di nuovo sancita nero su bianco dal Trattato, nonostante fosse stata bocciata nella Costituzione. La si trova infatti in una dichiarazione vincolante del Protocollo 6. Come dire: ciò che fu cacciato dalla porta di casa, rientra dalla finestra. Ma c’è molto altro.

Il Trattato, per esempio, dà priorità all’aumento della produzione agricola europea che già oggi è sovvenzionata dall’Unione a suon di 1 miliardo di euro al giorno, ma non spende una parola sulle condizioni di lavoro dei braccianti né sull’impatto ambientale dell’espansione di quel settore, che è fra i più inquinanti del mondo (idrocarburi, pesticidi, consumo acqua…).

Ancor più grave è il capitolo del Trattato sul diritto di sciopero, dove si prevede un assoluto divieto se esso ostacola “il libero movimento dei servizi”, una clausola che sarà aperta a interpretazioni selvagge; scioperare sarà altrettanto vietato quando colpirà un’azienda straniera che paga salari da miseria in Paesi europei dove il salario medio per lo stesso lavoro è del doppio; si immagini a quali sfruttamenti si andrebbe incontro, col corredo di gravi instabilità e tensioni sociali. Infine, diventa illegale pretendere nei pubblici appalti il rispetto di alcune contrattazioni salariali già acquisite, altra voragine.

In tema di salute, il Trattato ha in serbo un pericolo non minore: il capitolo sui diritti del paziente è inserito fra le regole del Mercato Interno, e non in quelle dedicate alla sanità. Innanzi tutto questo significa che per decidere sui diritti di noi ammalati (perché lo saremo tutti nella vita) sarà necessaria solo la maggioranza qualificata dei voti e non l’unanimità, ma soprattutto spaventa trovarsi da ammalati nell’ambito del Mercato, che con la salute non ha proprio nulla a che vedere, come già sappiamo drammaticamente dalla nostra vita quotidiana.

Verremo privati anche del diritto di favorire certi settori della nostra economia anche se chiaramente svantaggiati. Se uno Stato membro deciderà di offrire un trattamento di favore ai propri cittadini in certi aspetti del vivere comune, potrà essere sanzionato. Se deciderà di aumentare l’occupazione pubblica a spese dello Stato per superare una crisi occupazionale (alla New Deal di Roosevelt) sarà sanzionato. La Banca Centrale Europea (BCE) ha il potere di imporre a tutti la stabilità dei prezzi a scapito della piena occupazione. E la BCE sarà arbitro assoluto e incontrastabile delle politiche monetarie, che non di rado significano per noi cittadini indebitati lacrime e sangue (mutui, tassi ecc.).

Il Trattato non prevede alcun meccanismo per ridistribuire la ricchezza fra i cittadini ricchi e quelli in difficoltà all’interno dell’Unione; non prevede una politica comune in tema fiscale, salariale e sociale. Non prevede infatti alcun metodo per finanziare il già misero Capitolo Sociale del nuovo super Stato europeo, poiché fra le migliaia di articoli pensati con oculatezza, guarda caso manca proprio quello che armonizzi le politiche fiscali/monetarie/economiche con quelle sociali. Guarda caso.

Scorrendo queste righe, risulta chiarissimo il perché i bravi francesi e olandesi hanno bocciato queste stesse regole quando furono presentate nella Costituzione europea. Qui di sociale c’è poco più del nome. E il sociale è la rete di sicurezza nella mia e nella tua vita di tutti i giorni.

La Giustizia. I Diritti.

In questo settore, il Trattato adotta appieno la Carta dei Diritti Fondamentali, che diventa vincolante per tutti i cittadini del nuovo super Stato d’Europa (Art.6 TEU). Chi deciderà interpretando di volta in volta questi diritti con potere unico sarà la Corte di Giustizia Europea con sede nel Lussemburgo. Infatti, secondo le regole già spiegate in precedenza, anche qui le decisioni della Corte avranno potere sovranazionale e dunque saranno più forti di qualsiasi legge degli Stati membri. Esse poi avranno potere di condizionare ogni singola legge esistente nella UE. Ma chi impedirà alla Corte di interpretare un diritto odierno di un singolo Stato membro in senso più restrittivo?

Vi do un esempio: in Svezia, una legge permette ai burocrati di Stato di fare ‘soffiate’ ai giornalisti, per cui il governo non può pretendere che il reporter sveli poi le fonti di uno scandalo pubblicato. Se la Corte decidesse che ciò è illegale, addio avanzatissima legge svedese. E vi ricordo che quando il collega tedesco Hans-Martin Tillack fu arrestato per aver denunciato lo scandalo Eurostat (fondi neri dell’agenzia di statistica della UE), la Corte di Giustizia Europea approvò l’arresto.

Ma chi nomina quei giudici? Nessuno dei cittadini europei, è la risposta. Li eleggono i governi, e questo li rende di fatto a loro soggetti. In altre parole, le sentenze sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci governano saranno nelle mani di magistrati del tutto fuori dal nostro controllo e secondo leggi, non lo si dimentichi, fatte da burocrati non eletti. Questo prevede il Trattato di Lisbona, all’apice di almeno duemila anni di giurisprudenza ‘moderna’. Inoltre, ciò che viene deliberato in seno alla Corte di Giustizia Europea avrà precedenza su quanto deliberato dalle nostre Corti Supreme, Cassazione, e da altre Alte Corti europee. Essa ha il potere persino di influenzare la tassazione indiretta (IVA, catasto, bolli ecc.).

Tutto questo è improprio, irrispettoso del diritto dei cittadini di decidere del proprio vivere, visto che siamo e ancora rimaniamo in teoria gli arbitri finali delle democrazie. Qui siamo completamente messi da parte, ingannati e manipolati, con rischi futuri colossali a dir poco.

Ma il realismo di cittadino italiano mi impone di aggiungere un altro distinguo. In un Paese come il nostro dove la nostra inciviltà ha portato in Parlamento dei bifolchi subculturati e violenti come i seguaci di Bossi e altri, il fatto che in futuro gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Nizza (diritti di prima, seconda, terza e quarta generazione; dignità umana; minoranze; diritti umani; no pena di morte; diritti processuali ecc.) saranno vincolanti in Italia potrebbe essere la salvezza, nonostante i pericoli che ho delineato.

E queste considerazioni mi portano a dire che la critica al Trattato di Lisbona fatta dalla prospettiva italiana è un affare ambiguo, poiché se è vero che quel Trattato potrà da una parte travolgere in negativo le nostre vite e drammaticamente il futuro dei nostri figli, è anche vero che certa barbarie e mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile capire dove sia la padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra, certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la battaglia contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.

Conclusione.

Se ripercorrete i capitoli principali che vi ho esposto, non potrete non rendervi conto che come sempre i grandi giochi che regoleranno ogni futuro atto della vostra vita di cittadini si decidono altrove e in segreto, mentre nessuno nell’Italia che protesta contro il secondario berlusconismo vi aiuta a capire cosa e chi veramente aggredisce la democrazia, e chi veramente tira le fila della vostra esistenza. E’ scandaloso che si sia pensato agli Stati Uniti d’Europa come a un colosso di potere in mano a oscuri burocrati non eletti e massicciamente sbilanciati verso il business, con le briciole lasciate a quel fastidioso ‘intralcio’ che si chiama popolo. E il tutto di nascosto. Questa macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di me, di noi persone.

Ma noi italiani attivi siamo giustamente impegnati a discutere di Tarantini, di Papi, di “farabutti” e di "psiconani". Giustamente.

FONTI:

Il Trattato di Lisbona, http://bookshop.europa.eu/eubookshop/bookmarks.action?target=EUB:NOTICE:FXAC08115:EN:HTML&request_locale=EN

From the EU Constitution to the Lisbon Treaty. The revised EU Constitution analysed by the Danish member of the two constitutional Conventions, Jens-Peter Bonde.

The Treaty of contempt Robert Joumard, Michel Christian and Samuel Schweikert (Commission for European Integration, Attac Rhône) September 7, 2007

An analysis of the Lisbon Treaty by Prof. Anthony Coughlan, The Brussels Journal. European and constitutional law by Anthony Coughlan, Secretary of the National Platform EU Research and Information Centre, 24 Crawford Avenue, Dublin 9, Ireland.

The Reform Treaty: Treaty of Lisbon: di Giuseppe Bronzini - Magistratura Democratica,

da Budgeting for the Future, Bulding Another Europe, Sbilanciamoci 2008.

From Constitution to Reform, or from bad to worse. Susan George - Chair of the Transnational Institute.


Il Trattato di Lisbona è un cavallo di Troia
di Titine Kriesi e Gisbert Otto - www.voltairenet.org - 5 Agosto 2009
Traduzione a cura di Umberto Cammarata per www.comedonchisciotte.org

Il verdetto della Corte Costituzionale tedesca sul Trattato di Lisbona chiarisce il dibattito politico. I magistrati non solo hanno segnalato che il nuovo testo implica numerose rinunce in termini di sovranità – che è un pleonasmo – ma inoltre hanno concluso affermando che la sua filosofia è incompatibile con i principi democratici. Pertanto, la Corte Costituzionale tedesca ha stabilito che la ratifica del Trattato di Lisbona sia inquadrata nella ridefinizione, da parte del Parlamento Tedesco, di una serie di principi superiori, però altri Stati non hanno evidenziato la stessa saggezza.

Il Trattato di Lisbona incrementerà le condizioni antidemocratiche e antisociali nella UE. In questo trattato gli Stati Nazionali trasferiscono quasi tutti i loro diritti alla UE. Circa 500 milioni di cittadini perdono la loro possibilità di pratica democratica. La UE interverrà in tutti gli ambiti della vita dei cittadini. La forbice tra ricchi e poveri si aprirà ancora di più. Questo processo è contrario all’Articolo 1 della Legge fondamentale che dichiara inviolabili la dignità dell’essere umano e obbliga la Germania a difendere i diritti umani.

Antidemocrazia fondamentale

Una Costituzione può essere legittimata solo dal popolo, come è stabilito nella legge fondamentale tedesca: “Il potere dello Stato emana dal popolo” (articolo 20 comma 2 frase 1GG) e: “Questa legge fondamentale che vale per tutto il popolo tedesco fino alla riunificazione e liberazione della Germania, perderà il suo valore quando il popolo tedesco, liberamente, promulghi una Costituzione.” (art. 146 GG)

Secondo questo articolo, solo un “popolo europeo” potrebbe legittimare la Costituzione – ma in realtà un “popolo europeo” non esiste. Uno “stato europeo” presumerebbe l’accordo dei popoli d’Europa. Solo i cittadini hanno il diritto di decidere se vogliono trasferire il potere dello Stato alla UE e se così fosse, in quale misura. Contrariamente alla Legge fondamentale, si evitò un referendum su Lisbona perchè il governo sa molto bene che la maggioranza dei cittadini avrebbero votato contro questo trattato. Ma non consultare il popolo è contrario alla clausola di non modificazione dell’art. 79 comma 3 GG: “Non è consentita nessuna modificazione della presente Legge fondamentale che si riferisca alla organizzazione della federazione in Länder, o il principio della partecipazione dei Länder nell’attività legislativa, o i principi enunciati negli articoli 1 e 20.”

Le elite politiche ignorano coscientemente questo principio fondamentale. Cercano di ingannare i cittadini. Mediante la manipolazione dell’opinione pubblica vogliono raggiungere i loro obiettivi di potere politico. Un pubblico dibattito nei parlamenti non dovrà avvenire. Questa ricerca di potere è contraria alla Legge fondamentale – per esempio all’articolo 1 GG “La dignità degli esseri umani è inviolabile” ed all’articolo 20 GG (Principi della Costituzione). Questi articoli vengono prima di qualsiasi politica, allo scopo di assicurare la dignità dell’essere umano e garantire un’esistenza degna per tutti, in libertà, e sulle basi della verità.

Senza democrazia non è concepibile uno stato di diritto

Mediante la pianificata integrazione antidemocratica degli stati nella UE, i popoli retrocedono all’epoca precedente alla rivoluzione francese. Si distruggono principi fondamentali dello stato di diritto, tra i quali, in particolare la divisione dei poteri, che protegge i cittadini dagli abusi del potere. E’ una irresponsabilità che si perda questa protezione del diritto, soprattutto, grazie al trattato di Lisbona.

Soprattutto nell’economia, le conseguenze saranno più catastrofiche di quello che già sono ora. Per esempio, il “diritto al lavoro” che è parte della Carta dei diritti fondamentali della UE, così come della dichiarazione dei diritti umani del 1948, viene eliminato nel trattato di Lisbona. Anche il diritto a una “retribuzione adeguata e soddisfacente” del lavoro, che permetta al lavoratore “assicurarsi una esistenza degna”. Viceversa, per la prima volta nella storia dei diritti fondamentali si è stabilita nella Carta della UE la “libertà di commercio”.

Accumulazione di potere della UE non dichiarata apertamente

Inizialmente era previsto che la UE potesse essere attiva solo se convocata esplicitamente – il principio della cosiddetta “autorizzazione individuale limitata”. Questo principio è ignorato tra quelli in considerazione nella sentenza del Tribunale federale costituzionale, a causa delle autorizzazioni estremamente allargate attribuite alla UE. Con il trattato di Lisbona, la UE può agire per ottenere i suoi obiettivi senza consultare i parlamenti nazionali. Addirittura può aumentare le tasse della UE a suo piacimento.

Inoltre, per una risoluzione del Consiglio europeo, con “procedimenti agevolati per i cambi” può cambiare totalmente, o in parte, il contenuto del trattato (fatta eccezione per tutto ciò che riguarda la politica estera e la sicurezza). Il trattato di Lisbona, quindi rappresenta una legge di autorizzazione; la UE si allontana totalmente dai principi costituzionali fondamentali, che sono alla base della cultura europea. Questo inganno alle persone – con profonde ripercussioni nella vita quotidiana – va reso evidente.

Il Capitalismo sfrenato ottiene rango costituzionale

La UE è una zona del capitalismo globale. Le colonne del capitalismo sono le cinque “libertà fondamentali”: la libertà di circolazione delle merci, dei capitali, di residenza, dei servizi come la mano d’opera, sono stabilite in forma estrema nel trattato di Lisbona. Questo sistema di “mercato aperto e di libera concorrenza” in cui l’aspetto sociale è poco considerato, sarà decisivo per le nostre condizioni di vita. L’ordine economico in Germania ha un fondamento sociale, in cui non solo si considera il principio di efficienza, ma anche l’aspetto sociale: l’economia deve avere anche una funzione di servizio alla comunità. Viceversa, il trattato di Lisbona segue una chiara linea contraria a questo principio. La libera concorrenza non è altro che un liberismo che crea le attuali condizioni di spoliazione, a scapito dell’aspetto sociale.
I requisiti per i quasi 8 milioni che ricevono gli aiuti sociali Hartz IV, sono vergognosi. Il sistema neoliberista del mercato e della libera concorrenza non ammette una reale politica del lavoro statale e ci porta verso la dittatura del capitalismo sfrenato.

Il principio del paese di origine rovina l’economia nazionale

Un esempio estremo della concorrenza senza pietà è il principio del paese di origine, che si ripercuote negativamente sulle economie interne. Questo principio consente ad aziende straniere di lavorare in Germania, alle condizioni vigenti nel loro paese di origine. Per esempio, un’azienda polacca con impiegati polacchi e ucraini può lavorare con stipendi molto più bassi di quelli tedeschi. Oltre agli stipendi, valgono pure le condizioni del paese di origine, tra l’altro, sugli standard di qualità, garanzie ecc. La concorrenza senza limiti così creata, minaccia soprattutto le aziende medie e anche la cogestione delle aziende in Germania. Ancora più aziende dovranno chiudere, ma anche le multinazionali saranno colpite, per esempio, quelle di prodotti alimentari; si corre il pericolo che queste ultime offrano prodotti di minor qualità a prezzi inferiori, per ottenere maggiori utili.

Si indebolisce la protezione dei diritti fondamentali

Il trattato di Lisbona legalizza la Carta dei diritti fondamentali della UE. In questa Carta, il capitale non ha alcun obbligo sociale – contrariamente alla Legge fondamentale, secondo la quale deve servire anche al bene comune. Inoltre, è assente il diritto al lavoro – un diritto elementare secondo l’art. 23 della Dichiarazione generale dei diritti umani.

La UE si attribuisce il diritto alla guerra

Gli stati membri perdono sempre di più la sovranità nella difesa a causa dell’integrazione delle forze armate nella difesa congiunta. Inoltre il trattato di Lisbona non solo obbliga i paesi membri della UE al riarmo, ma nell’art. 43 comma 1 EUV si attribuisce il diritto alla guerra, soprattutto nell’ambito della lotta al terrorismo in tutto il mondo e nei propri paesi. Perciò viene eliminato il divieto di una guerra offensiva, contenuta nell’art. 26 comma 1 della legge fondamentale tedesca.

Appoggiarsi alla democrazia

Le strutture democratiche vigenti sono l’unica protezione contro la slealtà di coloro i quali decidono, i quali obbediscono al capitale e alle lobby di potere. Purtroppo, viviamo in un’epoca in cui il diritto è violato costantemente. Eufemismi o semplicemente bugie sono all’ordine del giorno. La missione dei soldati tedeschi in Afghanistan, per esempio, secondo il governo non è una missione di guerra, anche quando ovviamente lo è. Bugie come questa vanno messe allo scoperto. Anche i procedimenti di una politica di potere per rendere effettivo il trattato di Lisbona, con il quale si annullerebbe la democrazia. I popoli d’Europa hanno il diritto di vivere in pace e libertà come cittadini liberi e sovrani in una autentica democrazia.


Scacco al Trattato di Lisbona
da www.movisol.org - 28 Agosto 2009

Come avevamo anticipato, la sentenza della Corte Costituzionale tedesca del 30 giugno ha reso virtualmente impossibile una ratifica generale del Trattato di Lisbona da parte di tutti i membri dell'Unione. Come prontamente osservò il prof. Giuseppe Guarino, il Parlamento tedesco, incorporando le prescrizioni della sentenza nella nuova legge di ratifica, approverà un testo diverso da quello approvato dagli altri stati membri dell'UE, e questo ne sancirà l'incostituzionalità, sicuramente secondo la legge italiana e verosimilmente anche per gli altri paesi.

Uno dei principali sostenitori del Trattato, il capogruppo democristiano tedesco al Parlamento Europeo Hans-Gert Pöttering, ha ammesso proprio ciò in un attacco pubblico al proprio partito, dopo che questi ha raggiunto un accordo con il partito-fratello, la CSU, sul testo della nuova legge di ratifica. La CDU-CSU propone di allegare al testo una risoluzione in cui si chiede di comunicare alla Commissione, al Consiglio Europeo e a tutti gli stati membri, che la Germania considera costituzionale il trattato solo "in conformità con le motivazioni" della sentenza costituzionale.

Il capogruppo democristiano al parlamento tedesco, Volker Kauder, ha scritto una lettera al collega socialdemocratico Peter Struck chiedendo sostegno alla risoluzione. Per la ratifica del trattato c'è bisogno dei voti di CDU e SPD, per cui i socialdemocratici ora sono in una difficile situazione: se respingono la risoluzione, salta la ratifica; se l'accettano, sottoscrivono quella che è una riserva sostanziale, anche se non formale.

La corrente filo-Lisbona è sotto scacco. Lo ha ben riconosciuto Pöttering, il quale ha affermato che se la risoluzione verrà approvata, ciò significherà che anche tutti gli altri membri dell'EU dovranno accettarla. Pöttering l'ha definita "un diktat verso gli altri stati membri", ammettendo implicitamente che la Corte Costituzionale tedesca ha cambiato il testo del trattato.

Nel frattempo nella Repubblica Ceca, un gruppo di senatori del partito ODS (Democrazia Civica) pianifica un ricorso costituzionale per chiedere la sospensione della ratifica del trattato fino a quando non sia cambiata la normativa per le leggi di ratifica. I senatori sostengono che un trasferimento di poteri come quello sancito nel trattato debba essere approvato da una maggioranza costituzionale, e cioè da almeno il 60 per cento di Camera e Senato, mentre la legge di ratifica è stata approvata con una maggioranza semplice.

I senatori preparano anche un ricorso contro il trattato stesso, le cui sorti sono legate al risultato del referendum irlandese del 2 ottobre prossimo. Il Presidente ceco Vaclav Klaus ha ripetutamente affermato che egli non intende firmare la ratifica prima dell'esito del referendum. Inoltre, le elezioni anticipate nella Repubblica Ceca, previste per il 9 e 10 ottobre, comporteranno un ulteriore ritardo.