giovedì 15 ottobre 2009

Un Game che piace tanto alla destra...

Qui di seguito qualche articolo sul tragicomico attentato alla caserma Santa Barbara di via Perrucchetti a Milano, compiuto dal libico Mohammed Game. Una persona con problemi di debiti dopo il fallimento della sua azienda edile e che un anno fa aveva avuto anche gravi problemi cardiaci.
Un immigrato con regolare permesso di soggiorno e che appunto fino a due anni era titolare di una piccola impresa edile, chiusa per debiti.

Ci sono enormi punti interrogativi intorno a questa vicenda che molto probabilmente verrà gettata nel dimenticatoio coperta con spessi strati di sabbia.
Un evento che però ha dato fiato alle trombe dei mainstream media e della maggioranza - nel governo come nell'amministrazione comunale milanese - utile soprattutto per rivangare un campionario di scontate e trite dichiarazioni.

Ecco qualche esempio:

Ignazio La Russa: "Non ho mai immaginato che un'operazione di questo genere possa essere frutto di un'azione isolata, di una persona che non ha lavoro, perché non è che se uno non ha lavoro mette le bombe. Possono essere cani sciolti, lo accerterà la magistratura, ma non c'è dubbio che non va assolutamente sottovalutato questo segnale. Una delle cose da fare è quella di non mettere in discussione la necessità di non lasciare via libera al terrorismo in Afghanistan". Ovviamente l'ultima frase è quella che La Russa voleva pronunciare a tutti i costi, anche se Game è un libico residente in Italia.

Roberto Cota, capogruppo della Lega Nord alla Camera: "Il problema del terrorismo di matrice islamica esiste e si affronta con una politica efficace di contrasto all'immigrazione clandestina come sta facendo il ministro Maroni". E che cazzo c'entra? Game è un immigrato con regolare permesso di soggiorno.

Giovanni Torri, senatore della Lega Nord: "Sappiano Al Qaeda e compagni di merende che questo governo sarà un baluardo insormontabile contro i loro disegni criminogeni e terroristici". Grasse risate e rutto libero...

Non poteva mancare anche Romano La Russa, il fratello di Ignazio, coordinatore provinciale del Pdl: "Poteva succedere ed è successo. Il terrorismo si è infiltrato anche in Italia attraverso le moschee e l'integralismo più pericoloso". Certamente...segue sonoro del petomane di Ciprì & Maresco.

Il bestiario lo chiude Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord: "L'attentato islamista di oggi a Milano rappresenta un segnale eloquente e pericolosissimo: gli estremisti islamici sono ben presenti nelle nostre città e nei nostri paesi, pronti ad uscire dal sonno ed entrare in azione per colpire obiettivi non solo militari". Bis del petomane...

Un campionario di frasi degno di persone con pesanti squilibri mentali e che farebbero ottima compagnia a Game sul lettino di uno psichiatra.

Le uniche frasi sensate arrivano per fortuna da chi sta conducendo le indagini.
Il procuratore aggiunto Armando Spataro, commentando l'arresto dei due presunti complici di Game, ha infatti sgonfiato l'ipotesi di legami con organizzazioni terroriste: "Per il momento i fermati rispondono degli stessi reati di Game (tentata strage e non terrorismo, ndr). Sono incensurati e non sono mai rientrati in alcuna inchiesta dell'antiterrorismo".

Mentre l'ex pm Stefano D'Ambruoso sottolinea che "Dietro a questo fatto non c'è un movimento vicino al radicalismo islamico, ma probabilmente il disagio esistenziale sfociato in un comportamento violento. Disadattati, non espressione di una strategia terrorista".

Gli fa eco il capo della polizia, Antonio Manganelli. Per lui l'attentato è "frutto non solo di fanatismo ma anche il risultato di una mancata integrazione".

Inoltre Danilo Coppe, presidente dell'Istituto ricerche esplosivistiche di Parma, afferma che il materiale usato per confezionare l'ordigno "non è in sé un esplosivo". Si tratta infatti di un fertilizzante in commercio.

Insomma, si spera che Spataro possa lavorare in serenità e chiarire al più presto in pubblico tutti i contorni di questa oscura vicenda. Ma non gli sarà facile...


La farsa degli "attentati islamici" in Italia
di Giancarlo Chetoni - www.cpeurasia.org - 13 Ottobre 2009

Una sola cosa dovrebbero fare certi paladini della "libertà d'informazione": intervistare i familiari del "terrorista libico".

Al Quirinale e al Ministero della Difesa si sente la mancanza di un “attentatore afgano”, dal momento che sul mercato non ce n’è nemmeno l’ombra.

Ne andrebbe bene uno, magari libico, indigente e fuori di testa, per trovare una pista che surroghi il “mujahidin” o il “talebano”.

Per alzare, ancora una volta, il livello di attenzione sul “terrorismo” di matrice islamica, sul pericolo di cellule “in sonno”, e quindi incontrollabili, di al-Qa‘ida provenienti dal Paese delle Montagne.

Gli anni di galera - anni chiesti dalla Procura di Milano - evidentemente non sono bastati a scoraggiare mandanti, sequestratori e collaboratori.

E così ci risiamo. Un po’ di fanta-politica al posto della spazzatura non guasta.

Dopo la bufala organizzata dal comandante dei Ros Giampaolo Ganzer sulle bombe in preparazione alla metropolitana di Milano della primavera 2006 che il Pubblico Ministero Spataro per non infierire sull’Arma dei Carabinieri definì “un progetto molto vago”, c’è stata un'altra valigia alla Stazione della MM di Loreto il 3 Dicembre 2008 ad allertare le Forze dell’ordine.

Naturalmente vuota. Poi un infinità di altre “segnalazioni”, senza seguito.

Roba che arriva puntualmente ai giornali e che le tv rilanciano per tenere in allerta l’opinione pubblica collegandole a qualche fermo di “sospetti” con barba e turbante, tanto per dare un briciolo di credibilità al pateracchio. E se di sospetti non si riesce a trovarne nemmeno uno, si associano gli allerta a vuoto con l’ omicidio di Nina la pakistana “che voleva vivere all’occidentale”.

Ma a forza di falsi allarmi, si sa, la tensione decresce, la notizia scivola nei trafiletti delle pagine interne e allora… serve inventare qualcosa di più commerciale, di vendibile. In carne ed ossa.

Come?

Magari un disgraziato che compra al Consorzio Agrario nitrato d’ammonio. Quanto? Dipende da giornale a giornale. Chi scrive 2 kg, chi 10, chi 20, che scoppia e non scoppia, miscelato da fare schifo, infilato in una cassetta per martelli e cacciaviti.

Un disperato da prezzolare (?), un attentatore da burletta disposto a lasciarci due timpani, un occhio e una mano davanti a una caserma.

Una qualsiasi? Macché.

Ne serviva una che si chiamasse S. Barbara. Ma guarda un po’!

Serviva qualcosa di evocativo come le “armi di distruzione di massa”. Cerca cerca si è trovato quella che fa giusto al caso.

In cambio di cosa Game abbia deciso di farsi esplodere, un po’, ma non troppo, ben prima della sbarra del passo carraio non si sa, ma è largamente prevedibile.

Buttiamo giù un’ipotesi, così per il gusto di farlo.

Un passaporto, di sola andata, e un consistente sbruffo di euro? Può essere. Mai dire mai.

Peccato che Spataro tenga alta la guardia e abbia acquistato nel tempo un fiuto da segugio tanto da lasciar fuori i Ros per affidare le indagini, tutte le volte che può, alla Polizia di Stato.

Naturalmente c’era da aspettarsi che a casa del “terrorista fai da te” si trovassero prima 10, poi 20, 40 e alla fine 100 (in 2 sacchi da 50) chili di fertilizzante in grani, non in polvere, da usare per l’insalata dell’orticello.

Nella città di Pulcinella, di Napolitano, a Fuorigrotta, spesso si perde un braccio per un “pallone di Maradona”.

E se l’orticello proprio non ci fosse, ecco che salta fuori la figura dell’attentatore assassino che nessuno va a cercare in ospedale per sapere come sta o chieda un’intervista alla moglie italiana.

Se non dovesse reggere la tesi dell’“attentato intenzionale” si è già preparato il ripiego.

Mancavano dei complici al 35enne ingegnere elettronico “distrutto” psicologicamente da mesi di disoccupazione che risponde al nome di Mohamed Game?

Glieli hanno trovati a tamburo battente, anche se per ora presunti. Un libico e un egiziano. I nomi? Per ora nessuno li conosce. Saranno sentiti, non si sa se informati sui fatti o come coautori nella preparazione dell’“attentato”.

Dar loro una faccia e un cognome potrebbe essere imbarazzante, potrebbe far crollare alla svelta una bufala che per stare in piedi per un bel po’ di tempo ed evocare lo spettro del terrorismo organizzato, meglio se afgano, ha bisogno di anonimato e riservatezza.

È mai possibile che non ci sia un cronista serio che va a scavare nella “faccenda”?

A quanto sembra, non ce ne sono nemmeno tra i difensori incalliti che si battono a più non posso per la cosiddetta “ libertà d’informazione”. Sarà bene dire a questo punto che noi non stiamo né con il “miglior presidente del consiglio da 150 anni” e nemmeno con Ezio Mauro, “La Repubblica” e De Benedetti.

Per Game latitano tutti alla grande.

Direttori e capiservizio, da una parte, non vogliono grane, dall’altra, fa comodo tenere in piedi una storiaccia molto, ma molto misteriosa, se non è frutto di follia, che fa vendere qualche copia in più a prescindere.

E così si costruisce il mostro in carne e ossa del terrorismo di al-Qa‘ida, che è dappertutto, in Italia e in tutti i Paesi del mondo ma che non si riesce mai ad acchiappare e ad inchiappettare. E se fosse una barzelletta inventata da qualche furbacchione a Langley?

Sapevamo che la manfrina, prima o poi, avrebbe preso piede anche in Europa. I segnali c’erano tutti.

La guerra in Afghanistan è a corto di consensi e di fiato perfino in America. La maggioranza della gente vuole figli, fratelli, sorelle, mariti, mogli e parenti a casa.

Per stoppare la tendenza serviva riesumare il clima del dopo 11 Settembre 2001.

C’ha pensato l’ FBI a dare l’input.

Il 20 Settembre la Polizia Federale ha arrestato 3 “afgani” naturalizzati a stelle e strisce: il 24enne Najibullah Zazi e suo padre 57 enne, a Denver, e un certo Wais Alcali, di anni 37. Volevano “far saltare” qualcosa a New York.

Si fa un gran puzzo, si grida al terrorismo su giornali e tv, poi la faccenda esce di scena, misteriosamente com’è cominciata, salta l’Oceano e il “terrorismo” lo si cerca in Germania con coda inevitabile in “Italia”.

Qui c’è Game che fa le cose per bene, ci lascia una mano, ci perde un occhio e i timpani.

Intanto da New York lo sciacquino di Napolitano e di Fini insorge.

L’attentato alla caserma S. Barbara è “un attentato contro le nostre Forze Armate”. Aggiungendo un “simbolico” in chiusura. Per non perdere la faccia con il petardo.

Lui e Brunetta le Forze Armate le stanno sistemando per bene. Esuberi previsti dai 32.000 ai 50.000 e due palanche per addestramento, acquisizioni, logistica e personale, più qualche morto in Afghanistan per il rambismo della Task Force 45.


Il padre accoltellatore, la bomba islamica di Milano, niqab e burqa nelle fantasie di Mara Carfagna
di Miguel Martinez - http://kelebek.splinder.com - 13 Ottobre 2009

A Osimo, nelle Marche, un padre italiano accoltella la figlia, rea di essersi messa con un albanese.

L'episodio viene descritto con estrema ragionevolezza nei media per quello che è: un signore scoppiato che non sopportava il fidanzato della figlia. Non ci sono stati assalti di cronisti con microfoni nascosti per scovare i predicatori dell'odio nelle chiese, né le telecamere hanno inquadrato le opere di Oriana Fallaci esposte nelle vetrine delle librerie.

La seconda notizia.

Un ingegnere, che dirigeva una ditta edile con molti operai, dopo il fallimento della propria azienda, entra in un ciclo di depressione e si fa saltare per aria, con un successo paragonabile a quello del Bombarolo di Fabrizio De Andrè: il suo artigianale ordigno infatti fa male solo a lui. [1]

Qualcosa della vita di questo imprenditore fallito, il libico Mohammed Game, lo raccontano i giornali:
"«Aiutateci ad avere una casa più dignitosa. Viviamo in sei senza nemmeno il bagno», si era lamentato un paio di mesi fa con una giornalista di «Cronaca Qui» questo ingegnere elettronico mancato di 37 anni, mancato pure come attentatore.

L’appartamento al primo piano lo aveva occupato sette anni fa con Giovanna M., la sua compagna italiana, mai musulmana, badante e colf di professione, innamorata della persona sbagliata dopo aver lasciato un altro uomo da cui aveva avuto due bambini, Davide di dieci anni, Alessandro di nove. Sei anni fa era nato Islam. Tre anni fa Omar. Tutti insieme in quel bilocale pianoterra scala D dove gli agenti della Digos hanno frugato per trovare niente. Non uno straccio di volantino, un proclama, un qualcosa che da qui arrivasse fino ad Al Qaeda e non ai deliri di un uomo frustrato che ce l’aveva con tutto e tutti."
Attenzione, non intendo con questo partecipare al solito gioco per cui chi compie un'azione di questo tipo viene esaltato da una parte come un terribile fanatico; dall'altra, denigrato come un povero cretino. E' una persona che ha avuto il coraggio delle proprie scelte, comunque motivate.

Però il caso aiuta a mettere a fuoco tutta la questione del cosiddetto "terrorismo islamico" in Italia.

Quello dell'attentato contro la Caserma Santa Barbara di Milano è il primo caso nella storia di "terrorismo islamico" in Italia, e ha assunto la forma che ci si aspetterebbe.

Statisticamente è inevitabile che dopo un decennio di espulsioni, arresti, minacce, sorveglianza incessante, gente che non ti affitta casa, parlamentari che gridano che sei un pericolo per l'umanità, trasmissioni televisive che ti attaccano tutti i giorni, librerie piene di testi che ti descrivono come un mostro, guerre in mezzo mondo contro i tuoi correligionari, a qualcuno - su oltre un milione di musulmani immigrati - saltino i nervi.

La chiave sta nel concetto di "saltare i nervi", fatto non organizzato e imprevedibile: l'attentatore di Milano non si è formato in alcuna delle mitiche Scuole del Jihad, né è andato a caccia di vergini paradisiache promessegli da barbuti predicatori. Mohammed Game è scoppiato (mentalmente) guardando il telegiornale, cioè la descrizione edulcorata e sterilizzata di ciò che la spedizione militare italiana sta facendo in Afghanistan.

La tragedia sta proprio nell'impossibilità di incidere su qualcosa che però entra quotidianamente nella nostra vita: un cittadino straniero non può nemmeno votare per un partito che condanni la spedizione afghana, e Mohammed Game evidentemente non aveva le risorse per sfogarsi vanamente alla tastiera, come abbiamo noi.

Abbiamo sempre detto che gli obiettivi di azioni armate sono obiettivi militari: anche l'11 settembre del 2001, sono stati colpiti il Pentagono e il Centro Mondiale del Commercio, la cosa più simile al cuore economico del pianeta.

Mohammed Game non ha cercato di colpire i mitici "simboli dell'Occidente" cari ai media: che so, un quadro di Raffaello o una ragazzina in minigonna con l'iPod che si beve un whisky. Pur nella sua evidente confusione, ha scelto di colpire un obiettivo indiscutibilmente militare: la caserma da cui sono partiti i carabinieri che partecipano all'occupazione dell'Afghanistan.

Giustamente, il magistrato lo ha incriminato per (tentata) strage, ma non per terrorismo.

Questo non vuol dire che Mohammed Game non avrebbe potuto saltare per aria, per incompetenza, nel tragitto da casa alla caserma, magari su un autobus affollato. Ma se fosse sucesso, non sarebbe perché "i musulmani odiano gli autobus".

Intanto, il ministro-escort Mara Carfagna propone il divieto del "niqab e del burqa" nelle scuole.
"Non in quanto simboli religiosi, come, per esempio, il velo, bensì per le storie che nascondono, storie di donne cui vengono negati diritti fondamentali come l’istruzione o la possibilità di lavorare, storie di violenza e di sopraffazione".
Cioè, avete capito bene, in nome del diritto all'istruzione, le studentesse che indossano "niqab e burqa" verrebbero cacciate dalle scuole. [2]

Attenzione però che c'è il trucco: il ministro-escort ha semplicemente parlato "a margine di un convegno", storica sede per dire sciocchezze senza seguito.

Notate poi la curiosa erudizione con cui parla Mara Carfagna: se le hanno messo in bocca paroloni come "niqab e burqa" (sommariamente, il velo che copre tutto il volto tranne gli occhi, e il velo a filigrana che copre anche gli occhi), precisando anche la distinzione con il "velo" il motivo ci deve essere. Anzi, ce ne sono due.

Il primo è che in Italia, il velo o foulard non saranno mai vietati per la ferma opposizione della Chiesa cattolica, visto che non sarebbe possibile allora permettere alle suore di girare a capo coperto.

Il secondo è che i miei amici musulmani confermano che non esiste in tutta Italia una studentessa che indossi il "niqab o burqa", come sottolinea Paniscus. [3]

Insomma, anche se si facesse la legge, non cambierebbe nulla (e quindi non creerebbe problemi per il ministro-escort).

Eppure, Mara Carfagna riesce a trasformare il nulla (zero ragazze con niqab, zero ragazze con burqa) in un pericolo non da poco:
"Il tempo sta per scadere, è in atto un tentativo di sopraffare secoli di civiltà, di instaurare un 'regime' che nega i
diritti - ha concluso la Carfagna - non bisogna permettere che ciò accada".
A differenza di altri, ammiro la Carfagna. Ha capito perfettamente come si fa politica, inventando notizie, mettendo in imbarazzo i propri avversari (nessuno oserà schierarsi "a favore del burqa"), drammatizzando pericoli inesistenti, operando sulle paure collettive.

Peccato che a guardarla in televisione c'è magari qualche altro Mohammed Game, vagamente musulmano ma molto arrabbiato, a corte di altre guance da porgere.

Note:

[1] Vedremo in che cosa consistano i presunti complici di Mohammed Game e l'esplosivo sequestrato. E' evidente che un complice, magari involontario, c'è, se l'attentatore si è procurato da qualche parte le sostanze esplosive: un chimico ci potrà chiarire meglio se qualcuno può detenere ingenti quantità di nitrato per motivi pacifici. Pare che i "complici" non abbiano fatto nulla per nascondersi.

[2] Ricordiamo en passant il tentativo del sindaco di Milano, sempre del partito della Carfagna, di vietare l'iscrizione alla scuola dell'infanzia ai figli di immigrati irregolari.

[3] Questo è un fatto, non un giudizio. Due delle donne più toste che io conosca in rete vestono integrale: Barbara Aisha Farina e Malika el Aroud.


P.S. Leggiamo adesso che
"nel corso delle indagini sono stati sequestrati "circa 40 chili di nitrato d'ammonio e sostanze chimiche utili, ove combinate al nitrato, per la fabbricazione di ordigni esplosivi apparentemente dello stesso tipo di quello esploso in piazzale Perrucchetti". Il nitrato, venduto come fertilizzante in pacchi da 50 chilogrammi, sarebbe stato rinvenuto in uno stabile in via Gulli, lo stesso dove abitava il libico fermato e frequentato anche dagli due. Il procuratore ha rivelato inoltre che il nitrato d'ammonio servito a confezionare l'ordigno rudimentale fatto esplodere ieri "è stato acquistato una settimana fa da Game".
Difficile al momento capire quindi che ruolo avrebbero dovuto avere i presunti complici.


Intervista a Shaari di Viale Jenner
di Red. Mi. - www.ilmanifesto.it - 13 Ottobre 2009

"Le moschee non sono un problema di sicurezza"

Non ha precedenti penali. Non è un «clandestino». Non ha in tasca nessun biglietto del treno Napoli-Milano. Non ha gridato nessuna frase sul ritiro delle truppe dall'Afghanistan. In casa sua non nasconde nemmeno il solito materiale di propaganda (volantini).

Insomma, il profilo di Mohamed Game, nel giro di poche ore e per il dispiacere di qualcuno, si trasforma da pericoloso terrorista che confabula di «obiettivi sensibili» (chiedete a quel genio di Rutelli) a semplice «cane sciolto». Però, frequentava la moschea di viale Jenner, quanto basta, a Milano, per imbastire l'ennesima polemica su «islam e moschee». Abdel Hamid Shaari, presidente della moschea più sorvegliata d'Italia, ormai è abituato a sentire di tutto, e non si spaventa.

Lei ha detto che l'attentatore frequentava la moschea. Lo conosceva?
Come conosco centinaia di altre persone. Me lo ricordo perché anche io sono di origine libica, l'ho visto qualche volta e non si era mai fatto notare per gesti particolari, mai una polemica, era un tipo schivo, salutava e se ne andava. Penso che abbia commesso un gesto molto pericoloso e molto stupido, forse è una persona che non sta molto bene...

Eppure il vicesindaco Riccardo De Corato non ha perso l'occasione per definire viale Jenner luogo dove ci si dedica al lavaggio del cervello per formare kamikaze.
Le sue dichiarazioni, sempre le stesse, sono da mettere in conto. Lui ha un problema politico, non vuole farsi scavalcare a destra dalla Lega e così usa sempre argomenti che non stanno né in cielo né in terra. All'anagrafe di Milano risultano iscritti 80 mila musulmani, se per lui la questione della moschea si lega a un problema di ordine pubblico, se ne parli apertamente, noi siamo sempre a loro disposizione. Ma forse De Corato preferisce terrorizzare le persone piuttosto che perdere qualche voto. In 14 mesi l'amministrazione di Milano non è stata in grado di dotare la città di un luogo di culto. Per non decidere coinvolgono il prefetto e il ministro degli Interni, e questo vuol dire abdicare al proprio ruolo di amministratori.

Lei cosa si aspetta dall'intervento di Maroni?
Dal ministro mi aspetto che possa dire di tutto, proprio di tutto, ma non mi sembra una persona accecata da furore ideologico. So che a lui sta a cuore Milano, e quindi dovrebbe sapere perché né De Corato né Letizia Moratti vogliono sedersi attorno a un tavolo con me. Sono un cittadino italiano da decenni, pago le tasse...mi dicano se sono un soggetto pericoloso, e poi lo dimostrino.

Adesso dove pregate?
Tutti i venerdì, siccome arrivano tanti fedeli, andiamo al Palasharp, ma tutti i giorni centinaia di persone vengono in viale Jenner a pregare, cinque volte al giorno. A volte andiamo anche a pregare al Teatro Ciak, ma quello che mi preme dire è che in 14 mesi di preghiera, diciamo così, itinerante, non è mai accaduto niente di niente. Solo una volta, poche settimane fa, la signora Santanché è venuta a fare il suo show, ma tutti sanno com'è andata quella storia...era la solita provocazione della destra.

Anche ieri, in viale Jenner, deve essere stata una giornata difficile. Che effetto fa dovervi giustificare ogni volta rigettando le stesse pesantissime accuse di sempre?
Ma niente...a questo siamo abituati, ci abbiamo fatto il callo. Se uno non frequenta viale Jenner, non possono nemmeno dargli del terrorista. Anzi, basta essere stati mezz'ora in viale Jenner per vedersi ricamata addosso una bella etichetta di terrorista. Non so perché quel signore ha commesso questo gesto, che paghi lui, e se troveranno dei complici, che paghino anche i suoi complici. Noi non abbiamo paura. Semmai vorremmo capire come mai un uomo con una moglie e dei figli mette una bomba a due passi da casa sua, magari ha problemi di famiglia.

Vi sentite sotto accusa?
Siamo controllati, fotografati, ascoltati...gli inquirenti se vogliono possono consultare i loro archivi, noi siamo tranquilli, possono fare tutte le indagini che vogliono.